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venerdì, giugno 6

"Il pozzo dei randagi"

È nella notte che giungono certi foschi pensieri.
Vagano fra le mie veglie incerte e barcollanti ed i miei sonni tremolanti e gelidi.
Tutti quei pensieri senza nome prendono forma quando mi capita di notare dentro questa strana foresta di pietre e colori quelli come voi, cosi comodamente immersi in quei caldi abiti fatti di certezze, con quei sorrisi senza fame ne desideri alcuni se non per ciò che vi è superfluo.

Quando incrocio i vostri passi mi capita spesso di seguirvi un po’, lo faccio per assaporare quella vostra tristezza mascherata di felicità, per rubarla magari.
Seguendo le tracce che lasciate non immaginereste mai ciò che quelli come me vedono di voi.
Chi sono quelli come me? Forse avvolte notate un’ombra sul marciapiede, un cattivo odore accanto ai vostri passi, delle volte vi sarà certamente capitato di notare degli occhi sorridenti nella polvere; ecco, quelli siamo noi.
Ai vostri occhi come un’altra razza, lontana, come mescolata tra i grigi dissapori del mondo. Immaginateci come in fondo ad un pozzo profondo, “un pozzo pieno di randagi”, come lo chiamo io. Solo chi è capace di sporgersi pericolosamente può notarci, talvolta aiutarci.
Forse credete che un sorriso o una mano possano sollevarci da ogni sofferenza, li vedo i vostri volti soddisfatti mentre ci donate le vostre briciole di pane, la sento la vostra pace spesso decadente. Vi siete mai chiesti se questo nostro dolente destino si nasconda ai vostri così limitati sensi in quei luoghi dove non riuscite a vederci?
Continuo a guardarvi dal fondo del pozzo dei randagi, quel freddo, incerto, dolorosamente sincero, orribile e meraviglioso luogo intriso di calde giornate di brevi estati quanto di fredde e lunghe nottate d’inverno; mi piace guardarvi mentre tendete una mano d’aiuto per soddisfare il vostro appetito di soddisfazione. Siete così incapaci di sporgervi abbastanza da notarci, così vicini, ma così eternamente lontani. Guardate i vostri sconfinati campi di marmo e luci cangianti, continuate ad ascoltare le urla di chi lo abita, così facendo non sentirete mai le silenziose voci che dal buio di quel lontano pozzo urla e si dispera per una sola mano immersa nell’oscuro fuoco incapace di riscaldar la notte delle nostre vite.


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